Turbo Kid: nostalgia, sangue e un Power Glove
La nostalgia degli anni 80, nel bene e nel male, è un dato di fatto. Si ha sempre nostalgia delle epoche passate, indipendentemente dal fatto se siano state meglio o peggio di quella attuale, e gli anni 80 non fanno certo eccezione.Turbo Kid, tra le sorprese del Sundance Film Festival 2015, è un film che ha proprio come intento finale la nostalgia, non solo farsene portavoce ma diventare proprio un pezzo di quegli anni. Una sorta di film dell'epoca, ma postumo. In molti ci hanno provato, ma nessuno ha mai raggiunto l'obiettivo, ma Turbo Kid sembra proprio avere le carte in regola per farcela...
Siamo nel 1997, ma un 1997 un pò diverso da quello che abbiamo vissuto, senza il digitale, dove la tecnologia si è fermata all'analogico.Il protagonista, chiamato semplicemente The Kid, è un ragazzo che vive nella Wasteland, una zona densa di rifiuti, e cerca di sopravvivere raccattando robaccia qua e là, e scambiandola dal rigattiere con dell'acqua di "dubbia potabilità". Già, perchè non solo tutto è analogico ma, cosa più rilevante, un conflitto atomico in larga scala ha reso la Terra avvellanta e acida (come in Interceptor - Il guerriero della strada, e nemmeno troppo velatamente). Una misteriosa ragazza, di nome Apple, si unirà a lui e "le cose cambieranno", mentre qualcuno tenta di rovesciare il potere del cattivone di turno, e proprietario di praticamente tutta la valle, che si fa chiamare Zeus. Insomma, Turbo Kid già dalla trama è un meglio delle situazioni con cui siamo cresciuti (chi più e chi meno, ovvio), e guardandolo non si potrà che esclamare continuamente sarcasticamente "Ma va? Davvero?", ma allo stesso tempo non si potrà che essere divertiti e compiaciuti.
Turbo Kid non è un gran film, e non è interessato ad esserlo, ma è il biglietto per un breve, ma intenso, viaggio con la macchina del tempo. Escludendo i ricorsi alla Computer Graphic, giustificabilissima, Turbo Kid riesce alla grande nella sua impresa. L'ardito mix tra film d'avventura per ragazzi e fantascienza post atomica, condita con generose dosi di splatter, riesce alla grandissima, soddisfa le speranze di tutti. I riferimenti ai super eroi dei fumetti (il cui Turbo Kid sembra un incrocio tra comics americani e manga) e videoludici (l'evidenza del Power Glove di nintendiana memoria, o il personaggio di Bagu, riferimento a un personaggio di Zelda II: The Adventure of Link), lo hanno fatto diventare in fretta un piccolo grande cult. Sempre restando in tema di riferimenti e citazioni, si potrebbe dire che il protagonista non è molto diverso dallo Scott Pilgrim di Scott Pilgrim vs the World, tutt'altro.
Del resto, il personaggio di Aaron Jeffery, e relativo abbigliamento, non assomiglia vagamente a un personaggio interpretato da Harrison Ford, in una saga diretta da Steven Spielberg e ideata da George Lucas? Il sospetto c'è.
Altro sfizioso riferimento, decisamente più esplicito, è al cult di fantascienza 2022: I sopravvissuti, Soleil Vert è il nome dei cereali che il protagonista mangia all'inizio del film, che è la traduzione francese di Soylent Green, l'alimento alla base del film, oltre che il suo titolo originale (in più coloro che hanno visto entrambi i film, potranno notare una grossa somiglianza tra il metodo con cui si ottiene il Soylent e.... stop, non vi spoilererò nulla). Particolarmente belli i personaggi dei cattivi, in primis Zeus, interpretato da Micheal Ironside, e del suo capo-scagnozzi, Skeletron (non è difficile capire il nome, vista la maschera!)
Menzione speciale per la colonna sonora, vero valore aggiunto al film, che è una di quelle robe elettroniche che ti si incide subito nella corteccia cerebrale.
Alla fine dei conti, Turbo Kid non è solo la fiera dei riferimenti. È l'atto d'amore per qualcosa che non c'è più, un'epoca e una filosofia dissolta. Non sarà un capolavoro, ma è genuinamente nostalgico, quanto basta per farsi guardare e volere bene dalla generazione per il quale (e dalla quale) è stato creato, e scusate se è poco. Valutarlo come un film qualsiasi lo sminuirebbe, e farebbe emergere molte magagne congenite, ma sarebbe ingeneroso vista la natura della produzione Canada-Nuova Zelanda. L'obiettivo è centrato in pieno, un film degli anni 80 ideato e pensato negli anni dieci del nostro secolo. Se rientrate nel segmento che può amarlo, correte su Netflix e vedetevelo.
Per chi ha già visto il film, allego il cortometraggio che i tre registi hanno presentato nel 2011, e dal quale hanno tratto il lungometraggio di Turbo Kid. Meglio aver visto il film però, visto che anticipa alcune sequenze.
Siamo nel 1997, ma un 1997 un pò diverso da quello che abbiamo vissuto, senza il digitale, dove la tecnologia si è fermata all'analogico.Il protagonista, chiamato semplicemente The Kid, è un ragazzo che vive nella Wasteland, una zona densa di rifiuti, e cerca di sopravvivere raccattando robaccia qua e là, e scambiandola dal rigattiere con dell'acqua di "dubbia potabilità". Già, perchè non solo tutto è analogico ma, cosa più rilevante, un conflitto atomico in larga scala ha reso la Terra avvellanta e acida (come in Interceptor - Il guerriero della strada, e nemmeno troppo velatamente). Una misteriosa ragazza, di nome Apple, si unirà a lui e "le cose cambieranno", mentre qualcuno tenta di rovesciare il potere del cattivone di turno, e proprietario di praticamente tutta la valle, che si fa chiamare Zeus. Insomma, Turbo Kid già dalla trama è un meglio delle situazioni con cui siamo cresciuti (chi più e chi meno, ovvio), e guardandolo non si potrà che esclamare continuamente sarcasticamente "Ma va? Davvero?", ma allo stesso tempo non si potrà che essere divertiti e compiaciuti.
Turbo Kid non è un gran film, e non è interessato ad esserlo, ma è il biglietto per un breve, ma intenso, viaggio con la macchina del tempo. Escludendo i ricorsi alla Computer Graphic, giustificabilissima, Turbo Kid riesce alla grande nella sua impresa. L'ardito mix tra film d'avventura per ragazzi e fantascienza post atomica, condita con generose dosi di splatter, riesce alla grandissima, soddisfa le speranze di tutti. I riferimenti ai super eroi dei fumetti (il cui Turbo Kid sembra un incrocio tra comics americani e manga) e videoludici (l'evidenza del Power Glove di nintendiana memoria, o il personaggio di Bagu, riferimento a un personaggio di Zelda II: The Adventure of Link), lo hanno fatto diventare in fretta un piccolo grande cult. Sempre restando in tema di riferimenti e citazioni, si potrebbe dire che il protagonista non è molto diverso dallo Scott Pilgrim di Scott Pilgrim vs the World, tutt'altro.
Del resto, il personaggio di Aaron Jeffery, e relativo abbigliamento, non assomiglia vagamente a un personaggio interpretato da Harrison Ford, in una saga diretta da Steven Spielberg e ideata da George Lucas? Il sospetto c'è.
Ma sei Indiana qualcosa? O forse era tuo fratello? |
Menzione speciale per la colonna sonora, vero valore aggiunto al film, che è una di quelle robe elettroniche che ti si incide subito nella corteccia cerebrale.
Alla fine dei conti, Turbo Kid non è solo la fiera dei riferimenti. È l'atto d'amore per qualcosa che non c'è più, un'epoca e una filosofia dissolta. Non sarà un capolavoro, ma è genuinamente nostalgico, quanto basta per farsi guardare e volere bene dalla generazione per il quale (e dalla quale) è stato creato, e scusate se è poco. Valutarlo come un film qualsiasi lo sminuirebbe, e farebbe emergere molte magagne congenite, ma sarebbe ingeneroso vista la natura della produzione Canada-Nuova Zelanda. L'obiettivo è centrato in pieno, un film degli anni 80 ideato e pensato negli anni dieci del nostro secolo. Se rientrate nel segmento che può amarlo, correte su Netflix e vedetevelo.
Per chi ha già visto il film, allego il cortometraggio che i tre registi hanno presentato nel 2011, e dal quale hanno tratto il lungometraggio di Turbo Kid. Meglio aver visto il film però, visto che anticipa alcune sequenze.
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