La Trilogia della Vendetta – Vengeance Trilogy
Venuto alla ribalta internazionale
grazie alla vittoria del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 2004 con il film Oldboy, Park Chan-wook è stato uno dei
registi che ha tenuto alto il nome dell'Asia nel decennio scorso. I
complimenti di Quentin Tarantino, Presidente della Giuria proprio nella 57° edizione del Festival di Cannes e che volle fortemente premiare
il film koerano, furono la pubblicità ideal per il film: “Oldboy è
il film che avrei voluto fare.” L'interesse attorno al film si
tradusse nel recupero del precedente Sympathy for Mr. Vengeance (da
noi semplicemente Mr. Vendetta) e del successivo Simpathy for Lady
Vengeance (conosciuto anche come Lady Vengeance, e da noi con il
titolo di Lady Vendetta), che assieme ad Oldboy firmano la “Trilogia
della Vendetta”.
Si tratta di tre film dalle storie
assolutamente slegate tra loro, il cui principale punto in comune è
la vendetta in varie forme, con grande importanza data al tema del
rapimento, tematica presente in tutti e tre i film.
Sympathy for Mr. Vengeance (2002)
Oldboy (2003)
Oh Dae-su, un uomo di trent'anni, viene
rapito apparentemente senza ragione, e resta quindici anni rinchiuso
in una stanza. Un giorno, anche in questo caso apparentemente senza
ragione, viene liberato e da quel momento la vendetta sarà il suo
unico obiettivo. Ma non è tutto così limpido. Probabilmente il più potabile della trilogia per il pubblico occidentale, Oldboy è
senza dubbio uno dei più grandi successi in occidente del cinema
asiatico. Tratto dall'omonimo manga di Garon Tsuchiya, il film ha
dalla sua una storia avvolgente e imprevedibile, misteri dalla
risoluzione inaspettata e un'atmofera surreale eppure
realistica, hanno reso il film un autentico Cult Movie in pochissimo
tempo. Per rendersi conto della popolarità di Oldboy, basta pensare
che risulta a oggi il film koerano col il voto/piazzamento più alto
su IMDB. Oltre a essere il più occidentale, è anche il film più
riuscito della trilogia. Per quel che riguarda la mia esperienza
personale, è solitamente il primo film che consiglio di vedere a chi
si avvicina per la prima volta al cinema asiatico. Recitato
divinamente e caratterizzato da un finale difficile da dimenticare,
il film di Park Chan-wook è uno dei film più significativi e
riusciti dell'intero decennio scorso. Spike Lee sarà il regista del
remake statunitense, in programmazione per l'anno prossimo e con Josh
Brolin protagonista. Consigliato a tutti, senza alcuna riserva.
Simpathy for Lady Vengeance
(2005)
L'ultimo film della trilogia si distingue dai precedenti
innanzitutto dal punto di vista, interamente al femminile. La storia
ruota attorno alla particolare vendetta di Geum-ja Lee, che è stata
in carcere per aver rapito e ucciso un bambino. O almeno così crede
l'opinione pubblica, ma la realtà è ben diversa... Per certi versi
il registro usato è simile a quello di Oldboy, con un personaggio
centrale che racconta la vicenda che, man mano, si (ri)costruisce
attorno allo spettatore. Ma a differenza di Oldboy, dove i flashback
sono sì presenti ma in numero limitato, in Lady Vendetta lo
spazio-tempo canonico della narrazione risulta compromesso. I salti
nel passato sono frequentissimi, rendendo talvolta quasi faticoso
seguire il corso degli eventi. La frammentizzazione del tempo, per
quanto riuscita, finisce per abbattere il ritmo narrativo del film
che, pur senza annoiare mai, risulta nettamente più lento della sua
durata effettiva. La presenza di momenti surreali, sospesi tra
fantastico e realtà, è maggiore che nel resto della trilogia,
ottenendo un'atmosfera particolare. Yeong-ae Lee, attrice
protagonista e vera icona in patria, regge il peso del film con
incredibile scioltezza, con una prova recitativa di altissimo
livello. Aveva già lavorato con Park Chan-wook nel notevolissimo
Joint Security Area (altro film amatissimo da Quentin Tarantino). Dei
tre film risulta essere complessivamente il meno riuscito e il meno
godibile per colpa del ritmo, ma ad ogni modo resta un prodotto di
sicuro valore, pur essendo difficile da consigliare a chi non è ben disposto verso il cinema asiatico.
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