Perchè The Hateful Eight non è stato capito
L'uscita di un film di Quentin Tarantino è una grande festa. Un pò come i Mondiali di Calcio, un rito che si compie ogni 3-4 anni, da vivere intesamente e in modo quasi religioso. The Hateful Eight non fa certo eccezione, nonostante le prime recensioni arrivate dagli USA non fossero certo unanimi. L'attesa per il sottoscritto era diventata insopportabile, anche per colpa dell'assurdo ritardo dell'uscita italiana, circa un mese da quella statunitense e degli altri altri paesi occidentali.
Il giorno dell'uscita, il 4 febbraio, in ossequio al suddetto rito, ero in sala, e appena si sono spente le luci, la tensione è svanita subito. È stato un bene aspettare tutto questo tempo per dire la mia, a mente fredda. The Hateful Eight è un altro grande film, forse non è il suo film migliore ma a chi importa? Dopo due film del calibro di Bastardi senza gloria e Django Unchained, tra i quali è davvero difficile scegliere e che ne rappresentano la consacrazione e maturazione definitiva, era lecito aspettarsi qualcosa di diverso. Qualcuno ha parlato anche di un "Tarantino in tono minore", anche se verrebbe da chiedersi rispetto a cosa, visto che di sicuro non è minore della stragrande maggioranza dei film d'autore degli ultimi anni.
Sia chiaro, chi non ha mai amato Tarantino in oltre vent'anni, non lo inizierà certo ad amare per The Hateful Eight, in quanto contiene tutti gli elementi non apprezzati dai suoi detrattori. I lunghi dialoghi teatrali e l'esperazione della violenza, anche linguistica, sono proprio i pilastri delle pellicola, e anzi, sul primo aspetto, come segnalato da molti, Tarantino ha raggiunto un nuovo livello di simbiosi proprio col teatro. Non a caso, quando la sceneggiatura originale venne diffusa, costringendo Tarantino a riscriverla, The Hateful Eight fu provato in teatro con buona parte del futuro cast. Le pressioni di Samuel L. Jackson, hanno convinto Tarantino, che voleva abbandonare il progetto, a riscrivere il film. Lo stesso regista, in un'intervista a FilmTV, ha citato come fonte d'ispirazione del film, il Teatro dell'assurdo.
Un particolare non da poco, The Hateful Eight è, insieme a Django Unchained, il film di Tarantino con maggiori contenuti politici. Il forte contrasto negli USA dopo la Guerra di Secessione, con le ferite tra Nord e Sud tutt'altro che rimarginate, è un aspetto di grande importa nel film. Memorabile la suddivisione simbolica della locanda in Nord e Sud, con tanto di area neutrale. Per quanto riguarda le critiche agli eccessi di violenza nel film, bhe rientra nella natura bastarda dei personaggi, e le derive splatter non dovrebbero turbare più di tanto. Qualcuno ha scritto anche che Tarantino avrebbe parodiato sè stesso, la realtà è che la sua maturità è ormai indiscutibile, come il suo cinema e la sua visione. Generi nobili e sottogeneri si condensano in modo ormai irreversibile, e dalla commistione esce sempre qualcosa di nuovo e che non ti aspetti.
Già, perchè lo spettatore non immagina cosa può succedere, in fin dei conti The Hateful Eight non è poi tanto un western quanto un giallo, un thriller col mistero. Un film fatto di menzogne, inganni e violenza, in sostanza si potrebbe anche dire un film sull'umanità in generale. In questo senso, oltre agli evidenti richiami a Le Iene e La cosa, che vengono in mente proprio mentre si guarda il film, e che lo stesso Quentin ha definito essere le ispirazioni base, la sera stessa ho notato una certa assonanza con il film che dà il nome a questo blog, Rashomon, tra i capolavori del maestro Akira Kurosawa. In entrambi i film vi è la ricerca ossessiva della verità, in cui i protagonisti partecipano raccontando la loro versione dei fatti. L'impressione finale è che il tema vero del film sia il rapporto tra verità e bugia, esaltato dalla struttura statica e teatrale.
I personaggi sono superlativi, come da tradizione tarantiniana. Particolarmente riuscito il personaggio di Samuel L. Jackson, il maggiore Warren, è praticamente il Lee Van Cleef dei film di Sergio Leone. Fa tanto piacere rivedere Micheal Madsen e, soprattutto, Tim Roth in un film di Tarantino. Il personaggio di Roth, Oswaldo Mobray, ricorda un pò quelli di Christoph Waltz, tanto da far pensare che sia stato scritto per lui. È un gradito ritorno anche quello di Kurt Russel: il suo John Ruth è un altro bel personaggio. Ma tutti i personaggi sono efficaci, tutti gli attori in grande forma. Menzione speciale per Jennifer Jason Leigh, la sua interpretazione di Daisy Domergue le è valsa la candidatura all'Oscar come migliore attrice non protagonista.
In chiusura un plauso alla coraggiosissima scelta dell'Ultra 70 Panavision, in quanto la profondità della pellicola 70mm si sente anche nella proiezione digitale delle sale normali. Peccato manchi l'enormità di 20 minuti alla versione che quasi tutti abbiamo visto, visto che solo una manciata di cinema in Italia sono predisposti alla proiezione in 70mm. Il film gira quindi in due tagli, quello integrale da 187 e uno da 167 minuti, per precisa scelta del regista, secondo il quale nella conversione da 70mm a digitale, alcune scene avrebbero perso troppa qualità, e ha così scelto di eliminarle. Non ci resta che sperare che il Blu-Ray comprenda anche la versione integrale, anche se dovrebbe essere una formalità. Altra speranza, è quella che, visto che il film è stato quasi del tutto snobbato dall'Academy, almeno Ennio Morricone vinca l'Oscar, la sua colonna sonora è semplicemente strepitosa (già vincitrice del Golden Globe) e, giusto ieri, del Bafta). Dopo pochi secondi la grandiosa traccia d'apertura catapulta immediatamente nell'atmosfera del film, e anche le altre tracce sono sontuoso. Il film ha ottenuto altre due nomination, una la già citata per Jennifer Jason Leight, l'altra per la miglior fotografia, andata a Robert Richardson (già tre volte vincitore), visto lo strepitosa resa della pellicola.
In definitiva, checchè se ne dica, The Hateful Eight è un gran film. Forse non sarà il miglior film di Tarantino, ma è comunque uno dei film migliori degli ultimi anni, tra i più densi e imprevedibili. Non preoccupatevi della durata, io sarei rimasto altre se fosse durato tre ore in più, e ancora rosico per non averlo visto proprio tutto tutto. Almeno i minuti mancanti sono una buona scusa per rivederlo. Non preoccupatevi della violenza, è così esasperata e splatter che diventa comicità nera e grottesca. Non preoccupatevi se non vi piace il western, perchè non è quello che intendete con western, e se vi piace il western tanto meglio, visto che è un western diverso dal solito. Non preoccupatevi di nulla, solo di andarlo a vedere, e rivedere.
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