Cosa penso de La grande bellezza




So bene che si sono versati fiumi d'inchiostro sull'argomento, ma mi va di dire ugualmente la mia. La grande bellezza, film di Paolo Sorrentino, è senza dubbio il film più nominato in Italia in questo momento, nonostante sia uscito a maggio dell'anno scorso.

Prima la grande affermazione agli European Film Awards, con ben quattro premi, poi il trionfale Golden Globe vinto a gennaio, che mancava all'Italia da Nuovo Cinema Paradiso (1990), qualche giorno fa è arrivato anche il prestigioso BAFTA, e infine l'attesa finale degli Oscar, dove La grande bellezza è candidato come miglior film straniero. Tutti questi successi hanno finalmente rifatto parlare un pò del cinema italiano di qualità a casa nostra. Cosa che non succedeva da troppo tempo, e la notte del 2 marzo saremo tutti, chi più e chi meno, incollati alla TV (o meglio al PC) per scoprire se l'Italia porterà a casa l'Oscar.


In Italia siamo molto bravi a parlarci addosso, soprattutto a parlare male di quanto si fa. I critici cinematografici nostrani hanno accolto in modo molto controverso (tendenzialmente negativo) l'uscita in sala del film. I giudizi esteri invece sono stati da subito molto positivi, ed è da qui che parte la grande cavalcata della pellicola di Sorrentino. Chi ha ragione e chi ha torto? Chi ne ha parlato malissimo prima e ora, visto l'onda del successo internazionale, prova a correggere goffamente il tiro, o chi ne ha parlato entusiasticamente dall'inizio? Difficile a dirsi.



E' bene dirlo subito, La grande bellezza non è un film facile. Lo spaccato su Roma è molto ricco e forse mai così poco Roma(no). Una città surreale, quasi irriconoscibile, popolata da un mucchio di personaggi più o meno falliti, talvolta persino squallidi, e più o meno in ricerca di qualcosa. Il respiro felliniano da molti sottolineato, è forse meno evidente di quanto si dica (e se proprio devo dire la mia, c'ho più visto Roma che La Dolce Vita). Questo è un film sulla Roma vista dagli occhi degli stranieri, di chi non è nato e cresciuto nella capitale, non ha senso quindi pretendere il realismo e la riconoscibilità della città. E anzi, il senso di smarrimento è proprio il risultato del punto di visto distorto dei protagonisti, perlopiù non romani, che trasmettono allo spettatore disoriontamento e incredulità.


Il ritmo del film non è quello cui il pubblico odierno è abituato, e la mancanza sia di una trama evidente che di un classico punto di arrivo, può spiazzare lo spettatore medio. Le singole vicende e l'evoluzione del protagonista, Jep Gambardella (interpretato da Toni Servillo, attore ormai gigante), sono l'unica cosa che conta veramente ed è il vero viaggio dello spettatore. La grande bellezza è un film sulle occasioni perse, dominato da personaggi infelici e allo stesso tempo cinici e arroganti, che hanno come principale occupazione nella vita quella di negare a sè stessi la portata del proprio stesso fallimento. Volendo inquadrarlo in senso più ampio, è una perfetta sintesi del decantesismo occidentale, e in questo senso il film raggiunge in pieno il suo scopo.

La realizzazione estetica è quanto di più sontuoso si sia visto negli ultimi anni. Una fotografia semplicemente immensa, che disegna una Roma sì distorta ma a suo modo ugualmente caratteristica e riconoscibile, unita a uno studio delle singole inquadrature quasi monumentale, rendono La grande bellezza uno spettacolo visivo davvero unico e indimenticabile. Detta così, sembrerebbe l'opinione di qualcuno che reputi il film perfetto o quasi, eppure qualcosa non torna. Nonostante l'imponenza visiva ed estetica, la forza dei dialoghi, e un livello interpretativo altissimo (non solo Servillo, anche Verdone e la Ferrilli da applausi), si ha l'impressione che manchi qualcosa, anzi forse che ci sia qualcosa di troppo. L'ultima sequenza rallenta il film in modo quasi estenuante, affrontando un tema piuttosto delicato, come è quello religioso, in modo piuttosto ambiguo, con poca concretezza e un sacco di domande (poste male) e poche risposte chiare. E anche l'ultimo dei monologhi recitati da Servillo, che fino ad allora erano stati tutti incisivi, pare perdere efficacia, e quasi consapevolezza. Come se ci si fosse persi per strada nel momento decisivo, quando si era ad un passo dal firmare un capolavoro.


 
In definitiva credo che La grande bellezza sia davvero un gran bel film, e personalmente m'è piaciuto molto, ma che ha innegabilmente qualche passaggio a vuoto che gli impedisce di ottenere una valutazione più alta. Nel complesso, nonostante lo sfarzo visivo, è un film meno riuscito dei precenti L'uomo in più, Il Divo e, soprattutto, Le conseguenze dell'amore, che reputo tutt'ora (e nettamente) il miglior film di Paolo Sorrentino. Tralasciando questo, e ribadendo che la definizione "film da Oscar" non esiste, credo che sia più che giusto fare il tifo per lui e il suo film, e non (solo) perchè si tratta di un film italiano, ma soprattutto perchè sarebbe un giusto tributo a quello che è sicuramente il più talentuoso dei registi italiani della nuova generazione. E poi perchè in fondo sarebbe molto bello, almeno per una volta, ridare al nostro cinema il lustro e il respiro internazionale cui un tempo eravamo così abituati.

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