E' vero che Federico Fellini ha plagiato Mario Bava?
E' il settembre del 1968, ed esce in Italia il film Tre passi nel delirio, coproduzione italo-francese, formato da tre segmenti liberamente tratti da tre racconti di Edgar Allan Poe. Gli episodi erano affidati a registi di spessore, nello specifico Roger Vadim, Louis Malle (tra i padri della Nouvelle Vague), e il maestro Federico Fellini.
Dei tre segmenti, quello rimasto nella memoria collettiva è sicuramente l'ultimo, Toby Dammit, diretto proprio da Fellini. Cupo e onirico, esaltato da una fotografia eccellente e da un ottimo Terence Stamp, rappresenta, insieme al sottostimato Giulietta degli Spiriti, quanto di più vicino all'horror sia stato realizzato dal regista riminese.
Tra le trovate visive più interessanti e acclamate di Toby Dammit, senza dubbio troviamo l'immagine di una "bambina fantasma" con una palla in mano. Ed è proprio a proposito di questa scena che s'è sviluppato negli anni un dibattito intrigante, in quanto la sequenza pare assomigliare molto alla situazione di un film di Mario Bava, grande artigiano della serie B italiana, poco apprezzato in patria ma amatissimo all'estero.
(Operazione Paura, 1966)
Per quanto riguarda Tre passi nel delirio, anche se per molto tempo la scena è stata vista come un omaggio verso Bava, in realtà non ci sono mai state dichiarazioni di Fellini in merito. Venendo alla sequenza, ecco qualche immagine comparativa. La bambina compare due volte (sempre col palla) in Toby Dammit, in due scene speculare, mentre nel film di Bava appare più volte ma una sola volta con la palla.
La sfera viene lanciata dalla bambina per attirare l'attenzione del protagonista, questo avviene in entrambi i film. La somiglianza tra i due spettri è evidente, e lo svolgimento delle sequenze speculare.
Si potrebbe quindi parlare di plagio vero e proprio, in quanto Bava non venne informato da Fellini della presenza di alcun riferimento al suo film. A giudicare da quanto racconta Bava nel Castoro a lui dedicato, i due registi si videro alla prima del film, e pare che Fellini evitò il regista sanremese. Sempre stando al Castoro scritto da Pezzotta, Bava riuscì a parlare con la moglie, Giulietta Masina:
«È la stessa del mio film, l'ho detto a Giulietta Masina e lei ha alzato le spalle con un sorriso e mi ha detto, sai com'é Federico...»
E' bene però ricordare, come fa notare un interessantissimo articolo di Offscreen.com (che linkerò alla fine del post, in quanto ricco di spoiler), che una bambina molto somigliante alle due sopra appare proprio nel precedente Giulietta degli Spiriti, sempre con una sorta di funzione guida per il protagonista della storia, ma stavolta in veste decisamente più angelica e rassicurante (oltre a non avere alcuna palla). L'atmosfera di questo film è più onirica e visionaria, ma meno oscura rispetto altri due film.
(Immagini tratte da Offscreen.com)
La bambina appare in altre scene di Giulietta, anche piuttosto importanti, ma ho scelto solo queste in modo da evitare anticipazioni per chi non avesse visto il film.
Per chiudere il discorso sul plagio o meno, il figlio di Mario, Lamberto, ha rilasciato questa dichiarazione, riportata nel libro Reel Terror di David Konow:
«My father was very happy when he saw Fellini's 'Toby Dammit' with more than a quotation from Kill Baby Kill, but Federico was a huge friend of my family.»
Ovvero:
«Mio padre fu davvero contento quando vide Toby Dammit, con più di una citazione a Operazione Paura. Federico fu un grande amico della mia famiglia. »
In conclusione, nonostante le somiglianze con Giulietta degli Spiriti, si trattò con grande probabilità di un mezzo plagio, o almeno di un debito di Fellini nei confronti di Bava che, da par suo, dopo una iniziale delusione fu abbastanza felice della cosa, vedendo questa copia come una sorta di riconoscimento del proprio lavoro.
Per chi volesse approfondire, al contrario, l'influenza di Fellini nei film horror/thriller italiani, eccovi il notevole articolo di Offscreen.com prima citato. Ricordo ancora di fare molta attenzione agli spoiler. L'articolo è molto utile per ricordare quanto la visione di Fellini sia stata importante per il nostro cinema, anche di genere. Particolarmente interessante il parallelismo tra Suspiria di Dario Argento e vari precedenti film di Fellini (8 ½, Roma e il già citato Giulietta degli Spiriti), e tra (ancora una volta) Giulietta e il successivo Lisa e il Diavolo diretto, ironia della sorte, proprio da Mario Bava.
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