Kawaita Hana - Fiore Secco


Il primo grande successo del cinema sulla Yakuza


Il cinema giapponese, specialmente tra gli anni sessanta e settanta, ha sperimentato e diversificato molti generi diffusi in occidente. Oltre al cinema legato ai samurai, parzialmente ispirato al cappa e spada occidentale e che veniva (e viene tutt'oggi) considerato sia cinema d'autore che d'intrattenimento, si iniziava a parlare della mafia giapponese, la Yakuza. Il fenomeno della criminalità organizzata giapponese non è da subito un genere di grande interesse per il pubblico, e i primi film a riguardo se ne interessano quasi indirettamente (Angelo Ubriaco del 1948 e Cane randagio del 1949, entrambi del maestro Akira Kurosawa), analizzando il problema quasi solo dal punto di vista sociale. Il primo grande successo del cinema Yakuza è proprio Kawaita Hana (letteralmente in italiano Fiore Secco), diretto da Masahiro Shinoda nel 1964 e distribuito in occidente da Criterion Collection nel 2003 con il nome internazionale di Pale Flower. Successivamente distribuito in Italia da Raro Video nel 2009, mantenendo il titolo originale con accanto traduzione italiana.

La storia ruota attorno a Muraki, gangster appena tornato in libertà dopo aver scontato tre anni in carcere per aver ucciso un membro del clan rivale. Dopo essere tornato nella famiglia d'appartenenza, riprende a frequentare le bische clandestine, ed è lì che conosce la misteriosa Saeko, giovane e affascinante ragazza, amante del gioco d'azzardo e del rischio in generale. Le cose si complicheranno nel momento in cui Muraki sarà costretto a tornare in gioco. Un film particolare, che non sente affatto il peso degli anni, e che mostra un Giappone che inizia a adattarsi ai gusti occidentali pur mantenendo una propria identità, in quasto senso è molto interessante il confronto tra questo film e le due pellicole di Kurosawa precedentemente citate. Se prima si vedeva un Giappone ancora in ginocchio dopo il conflitto mondiale, dove però i criminali iniziavano a scimmiottare gli atteggiamenti dei gangster occidentali (occhiali da sole, vestiti eleganti) ora si vede un paese in netta ripresa economica e sempre più occidentalizzato (la presenza di automobili sportive e decapottabili, l'arrivo del bowling ecc.). Sono passati solo una quindicina d'anni, eppure la vita s'è radicalmente trasformata. Nelle gerarchie criminali poco invece pare essere diverso, forse solo le abitudini dei grandi patriarchi delle famiglie Yakuza, che un tempo preferivano giocare a shogi mentre ora osservano, con il binocolo, le corse all'ippodromo. Non ci son sparatorie o agguati, perlopiù coltelli e scazzottate, e soprattutto l'odore della criminalità feudale, prima della trasformazione proprio degli anni sessanta e settanta. Il valore del film va comunque ben aldilà dell'interesse sociologico. Kawaita Hana è diretto da Shinoda seguendo uno schema artistico ben preciso, uno stile essenziale evidenziato da inquadrature generalmente molto statiche e un bianco e nero curatissimo di forte impatto. I personaggi sono ben delineati, in particolar modo Muraki, interpretato da uno straordinario Ryo Ikebe (attore simbolo in patria ma poco conosciuto in occidente), e i protagonisti riescono a mantenere un leggero alone di mistero fino al finale del film, finale peraltro bellissimo e non scontato. Un gioiello per veri cinefili. 

La pagina IMDB per Kawaita Hana

Commenti

  1. Le premesse sembrano buone e conoscendo il genere esiste anche la vaga possibilità che lo trovi in biblioteca da recuperare. Lo cercherò!

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  2. Se riesci recuperalo e vedilo, ne vale la pena. Distribuendolo Raro Video tutto sommato si trova facilmente, e oltre a essere l'albore di un genere è anche un bello spaccato di un paese che "non esiste più".

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